La Procura Generale, che opera per assicurare uniformità nell’esercizio dell’azione penale, in seguito all’aumento notevole dell’applicazione del decreto 231/01, ha evidenziato la necessità di rendere uniforme l’interpretazione delle norme e l’organizzazione del PM al fine di contribuire alla prevedibilità dell’operatività giudiziaria.
Analizzando l’attuazione del decreto 231/01 è emerso il problema dell’inadeguatezza del sistema informativo delle Procure, in quanto non restituiscono uniformità di dati. Pertanto, la Procura Generale ha richiesto a DGStat i dati disponibili ed ha avviato un’attività di monitoraggio. Tale analisi si è concentrata su due aspetti fondamentali del decreto 231/01:
- il rapporto tra i procedimenti a carico dell’ente e quelli relativi all’autore del reato, con l’obiettivo di verificare le prassi degli uffici di merito nel trovare l’equilibrio tra l’autonomia delle due categorie di illeciti e la dipendenza tra la condotta dei soggetti qualificati e la colpa di organizzazione;
- l’applicazione delle sanzioni interdittive, per misurare la capacità del sistema della responsabilità 231 di escludere dal circuito economico i soggetti che non hanno correttamente adottato il sistema di vigilanza.
Tale analisi ha permesso di acquisire svariate informazioni utili per il proseguo del lavoro. I procedimenti ex 231 riguardano: indebita percezione di erogazioni pubbliche e truffa ai danni dello Stato, reati ambientali, omicidio e violazione della normativa antinfortunistica. Gli esiti dell’analisi evidenziano una omogeneità nella valutazione della colpevolezza per persone fisiche e giuridiche (tranne i casi in cui a queste ultime siano contestati gli illeciti ex articoli 25-septies e 25-undecies).
Nei procedimenti a carico di persone giuridiche (che rappresentano il 40% del totale dei definiti) nel 69% dei casi le modalità di definizione sono le archiviazioni e i patteggiamenti. In appello, le impugnazioni presentate dalle persone giuridiche si concludono in prevalenza con la conferma della condanna emessa in primo grado.
Le misure cautelari riguardano maggiormente gli autori dei reati presupposti, difficilmente risultano applicate le misure interdittive.
(Fonte: Il Sole 24 Ore – 02 luglio 2021)