Assonime ha risposto supportando l’intenzione della Commissione europea di favorire l’evoluzione delle imprese europee verso una crescita sostenibile e resiliente. A tal fine, Assonime auspica che qualsiasi intervento legislativo europeo sia sviluppato tenendo conto degli standard internazionali elaborati dalle Nazioni Unite e dall’OCSE, volti a conciliare gli obiettivi di sostenibilità con quelli della crescita economica, del progresso sociale e della tutela dell’ambiente.
Assonime evidenzia inoltre l’opportunità di un’adeguata analisi del mercato europeo e dell’impatto di eventuali iniziative europee sulle auspicate prospettive per una evoluzione sostenibile e resiliente dell’economia.
La scelta dello strumento normativo è fondamentale per la realizzazione efficace di questo scopo, anche per evitare effetti negativi sulla capacità delle società di fare ricorso al mercato dei capitali e, in generale, sull’efficace funzionamento di quest’ultimo. Sotto questo profilo, Assonime evidenzia, infatti, come proprio il mercato dei capitali possa giocare un fondamentale ruolo di supporto e stimolo alle società verso l’evoluzione sostenibile della propria attività d’impresa.
È pertanto necessario che qualsiasi iniziativa europea in quest’ambito, comprese quelle relative al diritto societario, sia definita nell’ottica di supportare il ruolo e l’efficacia del mercato dei capitali e non ad ostacolarlo.
Al riguardo, Assonime rileva le debolezze metodologiche e concettuali dello studio condotto da Ernst&Young (in seguito EY) su mandato della Commissione europea. Rispetto ai suoi ambiziosi obiettivi – quali individuare le cause dello short-termism delle società europee e supportare la Commissione europea nella identificazione delle possibili misure correttive per la definizione dell’interesse sociale e dei doveri fiduciari degli amministratori – lo studio di EY appare piuttosto lacunoso, in quanto poggia su una ricognizione parziale (se non tendenziosa) del quadro di riferimento e su uno studio empirico limitato e opinabile nella metodologia adottata.
– Principali criticità
- la scarsa trasparenza sulla selezione del campione e l’opinabilità delle scelte fatte (inclusione del Regno Unito, l’esclusione di Danimarca e Irlanda, l’assenza di dati sul campione analizzato);
- l’analisi è limitata all’utilizzo di pochi studi, selezionati in base al grado di supporto alla tesi del rapporto EY (crescente pressione a breve termine delle società europee) e non in base alla rappresentatività e all’autorevolezza della dottrina;
- l’analisi di impatto della regolamentazione è sommaria e scarsamente documentata;
- le informazioni sul campione e sulle opinioni degli stakeholder che sono stati coinvolti nella seconda fase dello studio (tramite questionari) sono scarse e opache.
- le stime della distribuzione di valore agli azionisti (pay-out ratio = somma dividendi e acquisto azioni proprie in rapporto agli utili) sono sommarie e incoerenti;
- il pay-out ratio è sovrastimato, in quanto lo studio non considera gli aumenti di capitale né gli altri finanziamenti, come suggerito da autorevole dottrina internazionale;
- gli investimenti sono sottostimati, in quanto lo studio non considera gli investimenti realizzati tramite M&A e poggia su dati scarsamente attendibili. Ad esempio, i dati raccolti sugli investimenti in ricerca e sviluppo (R&D) sono intrinsecamente poco affidabili, posto che tali informazioni sono soggette a standard contabili e regole di trasparenza non armonizzati a livello europeo;
- la discronia tra l’aumento dei pay-out (prima del 2002) e la riduzione degli investimenti (dopo il 2008) non è considerata né spiegata, ignorando dunque gli effetti della crisi finanziaria.
Considerate le numerose criticità dello studio, qualsiasi considerazione circa l’opportunità di agire a livello europeo dovrebbe essere preceduta da una nuova fase di studio e consultazione. A tal fine, Assonime invita la Commissione a:
- condurre una nuova analisi sull’evoluzione del mercato europeo e delle società europee a perseguire risultati di breve/lungo termine, prendendo in considerazione tutti i fattori che possono incidere sul loro comportamento;
- completare tale studio con una propria analisi di impatto della regolamentazione, prevedendo un adeguato coinvolgimento degli stakeholder;
- evitare la formulazione di specifiche e premature proposte legislative su temi delicati del diritto societario (quali lo scopo dell’impresa e i doveri fiduciari degli amministratori) sulla base di un studio così incompleto e distorsivo, come quella presentato da EY.
Assonime si è resa disponibile a contribuire a questa ulteriore fase di analisi. A tal fine, la risposta alla consultazione formula alcune considerazioni generali sui doveri di diligenza nella catena di fornitura e sui doveri fiduciari degli amministratori.
(Fonte: http://www.assonime.it/attivita-editoriale/interventi/Pagine/consultazioni-12-2020.aspx)
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