È nato a Taranto il primo e unico acceleratore di startup di Cdp Venture Capital Sgr per la blue economy. Si chiama Faros, è ubicato nell’area del porto, e da ieri ha le prime sette startup in rampa di lancio selezionate su una platea di 120 candidature pervenute da 29 Paesi.
Delle sette ammesse al primo ciclo di attività, una è americana e sei italiane. Due delle sei sono di Taranto: Extesa e Tilebytes. Le sette startup hanno attività che vanno dalla ricostruzione virtuale di ambienti e scenari di rischio per migliorare la prevenzione alla produzione di energia elettrica da moto ondoso. E ancora: dalla rete subacquea di comunicazione e scambio dati col WiFi alla schiuma in grado di assorbire lo sversamento degli idrocarburi.
Faros ha una dotazione di 3 milioni stanziati dal Fondo Acceleratori di Cdp Venture Capital Sgr. Serviranno per gli investimenti in accelerazione e per successivi follow-on. Ad essi si aggiunge un altro milione tra corporate partner e partner istituzionali.
Sostengono Faros la scuola di impresa dell’Eni Joule, Acciaierie d’Italia, la joint venture petrolifera Tempa Rossa, Bcc San Marzano, l’impresa di logistica Marraffa. Altri soggetti coinvolti, l’acceleratore di startup del porto di Rotterdam, Port XL, a/cube program manager, Autorità portuale del Mar Ionio, Comune di Taranto e Camera di Commercio di Taranto. Dopo la fase di avvio ve ne saranno altre due per arrivare a 24 startup totali. Non è escluso un ulteriore investimento di Cdp Venture Capital a fronte di progetti con sviluppi interessanti. Faros rientra nella rete Cdp Venture Capital che a regime avrà 20 acceleratori in Italia, ciascuno con una specifica missione, supportati da un fondo complessivo di 200 milioni a cui devono poi sommarsi le risorse dei partner. Obiettivo è “allevare” 600 nuove imprese, circa 30 a programma: aerospazio, fin-tech, Motor Valley, Zero sull’impatto carbonico ed altri. Ciascun acceleratore articolerà la sua missione in un triennio.
«Ogni programma di accelerazione – spiega Stefano Molino, responsabile del Fondo Acceleratori – nasce in un ambito settoriale specifico da cui derivano una serie di tematiche. Nel caso di Faros, si tratta della sostenibilità per l’economia del mare e quindi la transizione energetica, l’automazione portuale e logistica e la valorizzazione delle risorse costiere. Ma anche l’attenzione al territorio attraverso il monitoraggio effettuato con la sensoristica avanzata, la realtà aumentata, l’impiego dei droni, l’efficientamento dei processi. Per il nostro programma nazionale e per la scelta di puntare sulla blue economy, Taranto si sposa molto bene poiché esiste un contesto fertile e si sta lavorando al rinnovamento delle attività a partire dall’Autorità portuale. La sostenibilità ha rappresentato il denominatore comune dei nostri interlocutori. Dei 20 acceleratori, 12 sono già partiti, alcuni sono al secondo anno – conclude Molino – e il bilancio é molto buono. Le startup sono cresciute, diverse stanno lavorando con i corporate partner e alcune, per i round successivi di investimento, stanno raccogliendo capitali sul mercato».